Perseguita titolare locale ma viene assolto, la denuncia shock di una donna sui Social

Perseguita e molesta per anni una delle titolari di un noto locale della movida ma viene assolto dal tribunale di Agrigento perché ritenuto, sulla base di una perizia psichiatrica, incapace di intendere e volere. Così, dopo l’applicazione del divieto di dimora prima e della custodia in carcere poi, il ventottenne è tornato in libertà e, stando a quanto denunciato dalla vittima, anche alla carica. La donna, nota imprenditrice della movida agrigentina, nelle scorse ore si è affidata ai social per raccontare il calvario vissuto e la concreta preoccupazione per il futuro.

Il post, in breve tempo, è diventato virale ed è rimbalzato di bacheca in bacheca raccogliendo attestati di vicinanza e solidarietà arrivati dalla società civile ma anche dalla Caritas di Agrigento. Un lungo sfogo in cui emerge tutta l’amarezza per il verdetto pronunciato dal tribunale ma anche i timori per eventuali ripercussioni: “Vi prego di non chiedervi cosa accadrà perché tanto può accadere qualunque cosa, lui ormai in carcere non potrà più andare, non so se avete capito.  È incapace di intendere e volere. Ah, tranne se mi uccidesse, ovviamente.  Lì ci sarebbe un reato diverso e quindi sarebbe processabile.  Ma quello casomai lo leggereste sui siti locali, non sul mio profilo; in quel caso temo che non potrei aggiornarvi di persona. Spero mi scuserete.”

Nel post la donna denuncia nuovi atti persecutori anche dopo il verdetto di assoluzione dell’imputato: “É stato assolto per incapacità di intendere e di volere e quindi è libero. Libero di dedicarsi a questa nuova attività, anche. Quella di rubare le mie foto, aprire profili falsi e chiedere il contatto alle persone vicine a me. In questo momento, ad esempio, ha come foto del profilo whatsapp la mia faccia. Ed è libero. Si, libero. Avete letto bene. Per carità, libero di continuare anche – naturalmente – a fare quello che faceva prima, tempestarmi cioè di chiamate, messaggi e minacce.E infatti lo fa, lo sta facendo anche adesso, mentre scrivo a voi, per esempio.”

La vicenda ha inizio nel gennaio 2021 con il rinvio a giudizio disposto dal gup Francesco Provenzano: le accuse a carico del ventottenne, originario della provincia di Caltanissetta, sono stalking ai danni della donna ma anche furto, danneggiamento e minacce nei confronti di un collega di lavoro. Il giovane, già sottoposto alla misura cautelare del divieto di dimora con conseguente aggravamento in custodia cautelare in carcere, viene posto in seguito in una struttura dove presta volontariato. Al termine del dibattimento, anche alla luce di una perizia psichiatrica, viene assolto perché ritenuto incapace di intendere e volere. Il post della donna si conclude con un’amara riflessione: “Non fidatevi nemmeno delle frasi fatte, dei “denunciate” , delle associazioni private e dei servizi pubblici c’è da fidarsi molto sapete?  Poi un giorno vi racconterò il perché…Intanto respiro e vado avanti…e mi chiedo (ve lo confesso) quanti si aggiungeranno a tutti quelli che ho incontrato in questo percorso,  i quali hanno detto (oppure nei quali occhi ho letto): “Si, vabbè, ma chissà lei che ha fatto”…Vi tolgo una curiosità: non ho fatto niente, solo il mio lavoro.”

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