RAVANUSA – La Procura “sequestra” il viadotto Petrulla

I Carabinieri della Compagnia di Licata hanno sequestrato il viadotto Petrulla, crollato alle 11 di lunedi scorso, mentre transitavano delle auto e sei persone sono miracolosamente scampate alla morte. A disporre l’apposizione dei sigilli, eseguita ieri mattina, al ponte è stato il sostituto procuratore Carlo Cinque, magistrato che coordina l’inchiesta aperta dalla Procura della Repubblica di Agrigento per accertare le cause del crollo del viadotto. La magistratura, ovviamente, vuole andare a fondo della vicenda, stabilire che cosa ha provocato il crollo, ed al tempo stesso verificare le condizioni della rimanente parte del viadotto.

Infine emerge che la “626” era  nella lista delle opere pubbliche a rischio elencate quattro anni fa nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Caltanissetta Giovanbattista Tona nei confronti delle quattordici persone coinvolte nello scandalo del cemento depotenziato portato alla luce dall’inchiesta condotta dal procuratore Sergio Lari e dall’allora aggiunto Nicolò Marino. Uno dei tanti affari che Cosa nostra, grazie al controllo della “Calcestruzzi” del gruppo Italcementi, avrebbe portato a termine lucrando sulla qualità del cemento fornito alle ditte impegnate nella costruzione di grandi importanti opere pubbliche in Sicilia e non solo. Il “risparmio” dell’azienda che, secondo formule “taroccate” poi trovate in un computer, forniva calcestruzzo con più sabbia e meno cemento, andava a finire nelle tasche di Cosa nostra.
Che il crollo del viadotto Petrulla, “scivolato” lunedì tra Licata e Ravanusa, possa essere stato causato dalla costruzione con cemento depotenziato è, per il momento, ancora solo una delle ipotesi prese in esame dal procuratore aggiunto di Agrigento Ignazio Fonzo e dal sostituto procuratore Carlo Cinque.

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