Sicilia in piazza: “Vogliamo lavoro”

Sono partiti in Sicilia i dieci cortei organizzati per lo sciopero generale di Cgil e Uil contro il governo Renzi e il Jobs Act. A Catania riunione in piazza Roma: circa quattromila le persone, provenienti da tutta la provincia, con bandiere e tamburi. “Vogliamo lavoro, a Renzi chiediamo solo questo”, dicono.

A Palermo ci sono i dipendenti della Gesip, i lavoratori di Poste italiane, quelli degli enti di formazione, i metalmeccanici di AnsaldoBreda e Keller, gli insegnanti, i lavoratori dello spettacolo, quelli del comparto agroalimentare, dell’Ente di sviluppo agricolo e i forestali. Una folla radunata in piazza Croci con in testa lo striscione “Sciopero generale nazionale, così non va”. In totale 15 mila persone, secondo gli organizzatori.

Un gruppo di studenti e ragazzi dei centri sociali si è staccato dal corteo e si è diretto verso la sede regionale del Pd, in via Bentivegna, lanciando uova e vernice rossa contro la facciata del palazzo e accendendo fumogeni. Poi il gruppo si è allontanato spontaneamente.

“E’ una Sicilia allo stremo – dice la Cgil – quella in cui oggi si tengono lo sciopero generale di Cgil e Uil e le 10 manifestazioni provinciali organizzate dai sindacati. Gli anni della crisi sono costati cari a una regione che già in tema di occupazione scontava un gap col resto del paese”.

Secondo i dati forniti dalla Cgil regionale, dal 2008 a oggi sono andati in fumo 211 mila posti di lavoro. Solo nel secondo trimestre del 2014 se ne sono persi 38 mila, 28 mila dei quali nei servizi. Il manifatturiero ha perduto il 40% della sua consistenza, gli investimenti sono calati del 15% e altrettanto i consumi. Da una regione con il 53,8% di giovani disoccupati è ripresa l’emigrazione con un ritmo di 12.500 persone l’anno.

“Qui d’altronde, nonostante anche il numero impressionante di scoraggiati, quei 342 mila Neet, che non studiano nè lavorano – dice il segretario generale della Cgil Sicilia, Michele Pagliaro, che terrà in mattinata il comizio a Siracusa – e a fronte delle politiche fallimentari del governo nazionale, la regione non è riuscita finora neanche a spendere i 342 milioni di euro di fondi europei disponibili per le politiche giovanili”. Un quadro, insomma a tinte fosche, al quale si aggiungono i 70 mila disoccupati dell’edilizia, i 142 mila precari tra settori pubblici e privati, le migliaia di posti di lavoro in bilico, come quelli nei call center.

In corteo anche moltissimi studenti, al grido “Costruiamo il futuro”: “La data di oggi è la chiave di volta di un autunno molto intenso – dichiara Andrea Manerchia, coordinatore della Rete degli Studenti Medi – che ha visto protagonisti lavoratori e studenti, uniti dalla prospettiva di un futuro precario e incerto. Il risultato di oggi è eccezionale: migliaia di giovani stanno riempiendo le piazze siciliane, chiedendo di ripartire da cultura, libero accesso ai saperi e lavoro per tutti; ancora una volta siamo in grado di dire che se esiste un’Italia buona, un’Italia che cambia, quella siamo noi, gli studenti e i loro sogni.”

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