“SORELLA SANITA'” – La Cassazione dice no all’arresto per il deputato regionale Carmelo Pullara

La sesta sezione della Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio l’ordinanza di custodia cautelare nei confronti del deputato regionale Carmelo Pullara, parlamentare del Gruppo misto all’Assemblea Regionale Siciliana.

Pullara era stato coinvolto nell’inchiesta «Sorella sanità» e accusato di turbativa d’asta. I supremi giudici hanno accolto il ricorso dell’avvocato Giuseppe Di Peri contro il provvedimento del tribunale del riesame di Palermo,che aveva ribaltato la decisione del Gip. Per quest’ultimo giudice non c’erano infatti gli estremi per mettere ai domiciliari l’esponente politico agrigentino, mentre per il Riesame gli indizi rappresentati dal pool coordinato dal procuratore aggiunto Sergio Demontis erano sufficientemente gravi.

La Cassazione ha ritenuto invece che non vi fossero elementi d’accusa tali da giustificare una misura cautelare. Nel processo già fissato, la posizione del parlamentare regionale era stata stralciata proprio in attesa del pronunciamento della Cassazione.

La vicenda scaturisce dalla maxi inchiesta denominata “Sorella Sanità”, coordinata dal procuratore aggiunto di Palermo Sergio Demontis, che avrebbe fatto luce su un giro di tangenti e corruzione nel mondo della sanità siciliana.

Gli inquirenti avevano chiesto l’arresto di Pullara già nel maggio scorso – insieme ad altre nove persone tra manager, imprenditori e faccendieri – ma il Gip Claudia Rosini aveva rigettato l’applicazione della misura cautelare sostenendo l’insussistenza dei gravi indizi di colpevolezza.

La Procura di Palermo, con il procuratore aggiunto Sergio De Montis e i sostituti Giovanni Antoci e Giacomo Brandini, avevano dunque presentato ricorso al Riesame che – nell’agosto scorso – aveva ordinato gli arresti domiciliari nei confronti del parlamentare agrigentino.  Provvedimento mai diventato esecutivo grazie alla decisione adottata ieri in udienza dai giudici della Suprema corte e comunicata due ore fa.

Pullara è indagato per turbativa d’asta. Secondo gli inquirenti nel 2018 avrebbe tentato di favorire l’azienda Manutencoop, oggi Rekeep, nell’ambito degli appalti per le forniture a ospedali e aziende sanitarie provinciali.

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