OPERAZIONE “CUCI E SCUCI” – Tra i funzionari arrestati anche un agrigentino [FOTO][VD TG]

Quattro arresti e altre dieci misure cautelari. È il bilancio dell’operazione “Cuci e Scuci” della polizia che ha portato all’arresto dei funzionari del Provveditorato Opere Pubbliche di Palermo accusati di corruzione, falso in atti pubblici e truffa aggravata ai danni dello Stato.

Gli inquirenti lo hanno soprannominato il “sistema Amato”, portato avanti con spregiudicatezza e accortezza da Carlo Amato, uno dei funzionari del provveditorato opere pubbliche di Palermo finito agli arresti domiciliari. I cellulari venivano lasciati ai colleghi, perché anche spenti possono essere intercettati, e si avanzava la richiesta di denaro.

La strategia di Amato non era condivisa da Casella e Muzzicato, anche loro indagati, che teorizzavano invece una strategia più sottile e meno rischiosa. Secondo i due, infatti, era opportuno che fossero gli imprenditori di loro iniziativa a fare ‘un regalo’ come ricompensa per i favori ottenuti.

Favori che consistevano, oltre che in una celere trattazione del procedimento amministrativo propedeutico alla liquidazione dell’importo dei lavori appaltati, nell’adozione di una perizia di variante contenente costi ‘gonfiati’.

GLI ARRESTATI. L’indagine riguarda diversi pubblici ufficiali in servizio nel provveditorato interregionale alle opere pubbliche a Palermo: gli ingegneri Carlo Amato, Claudio Monte, Franco Barberi e il geometra e geologo Antonio Casella sono agli arresti domiciliari. L’architetto Antonino Turriciano e l’assistente geometra Fabrizio Muzzicato sono sottoposti alla misura della sospensione dall’esercizio di un pubblico ufficio per la durata di 12 mesi.

L’architetto Antonino Turriciano e l’assistente geometra Fabrizio Muzzicato sono sottoposti alla misura della sospensione dall’esercizio di un pubblico ufficio per la durata di 12 mesi.

Inoltre, il provvedimento cautelare prevede la misura del divieto di contrattare con la pubblica amministrazione per 12 mesi a carico di 8 imprenditori, titolari di altrettante imprese operanti nel settore edilizio e con sede nella provincia di Palermo, Enna, Messina, Agrigento. Si tratta di Giuseppe Messina, nato ad Enna, di 67 anni; Filippo Messina, nato ad Enna, di 41 anni, Ignazio Spinella, nato a Marineo, 44 anni, Lorenzo Chiofalo, nato a Nardò (Le), 50 anni, Tommaso D’Alessandro, nato a Bagheria (Pa) di 55 anni, Giuseppe Giovanni Tunno, nato a Canicattì (Ag) di 55 anni; Franco Vaiana, nato a Palazzo Adriano (Pa) 80 anni, Giuseppe Pinto Vraca, nato a Castel’Umberto (Me) di 67 anni.

I provvedimenti sono stati emessi dal gip del Tribunale di Palermo, su richiesta della Procura della Repubblica. L’indagine, svolta dalla Sezione Anticorruzione della Squadra Mobile di Palermo, ha svelato un sistema di tangenti nel settore degli appalti per opere pubbliche. L’input alle indagini lo ha fornito la denuncia di un imprenditore edile, al quale erano state chieste ‘mazzette’ da parte di alcuni funzionari in servizio presso il Provveditorato Interregionale per le Opere Pubbliche per lavori di ristrutturazione di una scuola elementare in provincia di Palermo.

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