AGRIGENTO – Naufragio, ai funerali commozione e polemiche [FOTO][VIDEO]

Diciotto giorni dopo il naufragio, e con le bare ormai tumulate, Agrigento ha celebrato tra accuse e polemiche i funerali delle 366 vittime accertate della tragedia di Lampedusa. Sul molo turistico del porto di San Leone il ministro dell’Interno Angelino Alfano (che alla fine ha subito contestazioni al grido di “assassini”, ed è stato portato via dalla scorta), quello dell’Integrazione Cecile Kyenge e quello della Difesa Mario Mauro (“L’Italia è commossa”, il suo commento alla giornata. “i sopravvissuti avranno il nostro aiuto”), oltre agli ambasciatori di alcuni stati di origine delle vittime. Ad Agrigento c’erano anche il vicesindaco di Palermo Cesare Lapiana (in rappresentanza di Leoluca Orlando che si trova a Roma) e il presidente della regione Rosario Crocetta.

Assenti invece il sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini, che nelle stesse ore incontrava nella capitale il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, e il primo cittadino di Agrigento, Marco Zambuto, che ha definito la cerimonia una “passerella per i politici” e “una farsa di Stato”.  La Nicolini a sua volta ha parlato da Roma di “luci e ombre” nella gestione del tragico naufragio, e ha proposto che il 3 ottobre sia “la giornata della memoria per tutti gli immigrati morti attraversando il Mediterraneo”. Poi ha pronunciato il suo altolà:  “E’ ora di buttare la maschera, bisogna mettere fine a questa strage”.

Ha preso la parola per primo, durante la cerimonia,  l’imam Pallavicini, vicepresidente della Coreis, la comunità religiosa islamica italiana, per un rito funebre misto, concelebrato fra islamici e cristiani. La celebrazione è proseguita con la lettura di Sure del Corano e di passi del Vangelo sulle note del Kyrie Eleison e dell’Ave Maria.  Vi hanno preso parte decine di eritrei, giunti da tutta Italia ma anche dalla Germania e da diverse zone d’Europa, che hanno pregato sotto la guida dei capi religiosi che indossavano abiti tradizionali. Molte donne, con il volto coperto da veli bianchi, hanno portato dei ceri e dei fiori. Un gruppo di loro innalzava uno striscione di protesta anche contro la partecipazione, ai funerali, del governo eritreo: “La presenza del regime eritreo offende i defunti e mette in pericolo i sopravvissuti”. Altri cartelli avevano gli slogan “Sangue nostrum” e “Dove sono i sopravvissuti”? Quando poi il ministro Alfano si è fermato con i giornalisti per promettere “aiuto ai sopravvissuti e lotta senza quartiere” alla tratta dei migranti, dalla folla si sono alzati gli slogan: “Bossi-Fini/ legge di assassini” e “la storia siciliana ce l’ha insegnato/emigrare non è reato”.  Alfano è andato via circondato dalla sicurezza.

Il ministro Kyenge ha provato a distendere gli animi:  “E’ un momento – ha detto – in cui unirsi tutti insieme per riconoscere l’importanza del fatto che per la prima volta si sono fatti i funerali di Stato e che sono state riconosciute in una cerimonia ufficiale persone nate altrove e che non hanno nazionalità italiana”.  “Credo che il messaggio molto forte – ha aggiunto Kyenge – sia anche il fatto che molte confessioni religiose si sono unite insieme con calma senza violenza e che la pace e la non violenza superano ogni cosa”.

Quelle dei sindaci e dei migranti non sono state le uniche voci polemiche nei confronti di una cerimonia ben diversa da ciò che lo scorso 9 ottobre aveva annunciato il presidente del Consiglio, Enrico Letta, e cioè veri e propri funerali di Stato. Anche don Mosè Zerai, il sacerdote eritreo che da anni rappresenta un punto di riferimento per i profughi in arrivo in italia, ha parlato di “beffarda passerella”. E Foad Aodi, presidente del Co-mai, la Comunità del Mondo Arabo in Italia – ha espresso rammarico e disaccordo per le modalità previste per la cerimonia: “Dovevano essere funerali religiosi, con i rappresentanti di tutte le confessioni, per dare una svolta in più al dialogo interreligioso e al rispetto dei diritti umani e dare un segnale all’Europa”.

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