Capodanno di fuoco al Malaspina: cella incendiata “perchè il prosecco è troppo poco”. La denuncia del Sappe

Folle serata, l’ennesima, nel carcere minorile Malaspina di Palermo. E altrettanto assurde ed incredibili le ragioni che hanno portato alcuni detenuti a rendersi protagonisti di una pericolosissima protesta. Spiega Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE: Ancora una cella fuori uso, incendiata solo perché il prosecco che da l’Amministrazione per i festeggiamenti del Capodanno ad alcuni detenuti sembrava poco. E, ancora una volta a pagare, questi assurdi capricci sono i poliziotti penitenziari. Due poliziotti penitenziari sono infatti rimasti intossicati dal fumo e sono in ospedale: il tempestivo intervento degli Agenti ha scongiurato una degenerazione pericolosissima, anche se una cella è da considerarsi fuori uso”.

“L’ho già detto e lo ripeto: siamo alla follia. Siamo arrivati al punto che i detenuti danno fuoco e sfasciano le carceri se non vengono assecondate le loro richieste ed i loro capricci, specie quando sono assurde e senza senso come avvenutoal Malaspina!”. Per Capece, “va fatta, inevitabilmente, un’attenta analisi di quanto sta accadendo, nella giustizia minorile. Da molto, troppo tempo arrivano segnali preoccupanti dall’universo penitenziario minorile: Catania, Acireale, Beccaria, Torino, Treviso, Bologna, Casal del Marmo a Roma, Nisida, Bologna, Airola… abbiamo registrato e continuiamo a registrare, con preoccupante frequenza e cadenza, il ripetersi di gravi eventi critici negli istituti penitenziari per minori d’Italia. Da anni, specie da quando la politica ha deciso che anche i maggiorenni fino a 25 anni possono essere ristretti nelle carceri minorili, abbiamo chiesto inutilmente ai vertici del Dipartimento della Giustizia Minorile e di Comunità che le politiche di gestione e di trattamento siano adeguate al cambiamento della popolazione detenuta minorile, che è sempre maggiormente caratterizzata da profili criminali di rilievo già dai 15/16 anni di età e contestualmente da adulti fino a 25 anni che continuano ad essere ristretti. La realtà detentiva minorile italiana, come denuncia sistematicamente il SAPPE, è più complessa e problematica di quello che si immagina”, conclude Capece.

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