GELA – Uccisa a coltellate e sfigurata figlio adottivo accecato dall’odio [VIDEO]

GELA (CALTANISSETTA) – Una pensionata di Gela, Iolanda Di Natale, 73 anni, vedova, è stata uccisa con decine di coltellate, la notte scorsa, alle 2, dal proprio figlio adottivo, Fabio Greco, di 38 anni, operaio, che poi si è accanito sul suo volto sfigurandola con qualsiasi oggetto gli capitasse tra le mani, fino a renderla irriconoscibile. Il delitto è avvenuto nell’abitazione della donna, in via Cocchiara, una stradina del quartiere del Calvario.

Sono stati i vicini a chiamare i carabinieri, allarmati dalle grida della pensionata e dal trambusto che ne è seguito. Quando una pattuglia è arrivata Fabio Greco si è scagliato contro uno dei militari che cercava di arrestarlo, ferendolo con il coltello, ma in maniera non grave. L’uomo oltre che di omicidio è accusato anche del tentativo di omicidio del carabiniere, di resistenza e violenza  pubblici ufficiali.

RICOSTRUZIONE DA HORROR. Inquietante la ricostruzione fatta dai carabinieri, nella caserma del comando territoriale di Gela dal colonnello, Massimo Giaramita, e dal capitano Gian Marco Messina: dopo aver infierito con numerose coltellate alla testa le ha sfigurato il volto con una statuetta di marmo della Madonna e con lo spigolo di un quadro e infilzandole negli occhi e nelle guance alcuni spilloni.

Il continuo bisogno di denaro e un vecchio odio nei confronti della madre adottiva avrebbe scatenato il raptus di Greco che dopo il delitto, si è chiuso in un assoluto mutismo. Per arrestarlo, i carabinieri, con l’ausilio dei vigili del fuoco, sono saliti sul balcone al primo piano della casa della pensionata e hanno fatto irruzione in una delle camere dell’appartamento.

L’uomo era nascosto in un’altra stanza e vedendo il primo militare, il brigadiere Giuseppe Emmanuello, di 52 anni, gli si è avventato contro con il coltello da cucina, provocandogli un taglio al collo e colpendolo in profondità al braccio sinistro e al petto: provvidenziale si è rivelato il giubbotto antiproiettile. Il militare, che, bloccando l’omicida, è riuscito anche a difendere il vigile del fuoco entrato nell’alloggio, è ricoverato nel reparto di chirurgia, dell’ospedale di Gela, con una prognosi di 20 giorni.

FAMIGLIA STIMATA. Fabio Greco fu adottato dalla famiglia Greco all’età di 4 mesi. Il padre, Attilio, era proprietario di un grande forno che produceva pane per mense e refezione scolastica. La sua era una famiglia benestante. “A lui – dicono i parenti – non è mai mancato nulla: nè l’affetto nè i soldi”. Ha studiato, con ottimi risultati, fino a conseguire la laurea in scienze della comunicazione. Ma non ha trovato lavoro. Quando, alcuni anni addietro, il padre è morto per cause naturali, ha deciso di chiudere il forno e di andare a lavorare all’estero, anche come operaio, con varie ditte, prendendo le offerte che capitavano, sempre per periodi limitati. I genitori gli avevano comprato un appartamento a Macchitella, ma aveva dovuto venderlo per un affare andato male. In questo ultimo periodo era disoccupato”.

ODIO COVATO PER ANNI
. I suoi rancori verso la madre sarebbero maturati negli anni della scuola media, quando gli fu rivelato che era un figlio adottato. Il suo comportamento mutò: divenne taciturno e aggressivo ma senza mai compiere atti di violenza. L’odio, esploso la scorsa notte, sarebbe covato per 25 anni, sfociando in una tragedia che ha scosso l’intera comunità gelese, nella quale i Greco (artigiani, commercianti e professionisti) sono conosciuti.

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