IL QUIRINALE – Napolitano si è dimesso dopo 9 anni.

Giorgio Napolitano ha firmato la lettera di dimissioni e lascia, dunque, il Quirinale dopo quasi nove anni di mandato. Le dimissioni sono state lette in Aula alla Camera dalla presidente Laura Boldrini ed è partito un lungo applauso e una standing ovation dai banchi della maggioranza.  Ora si apre ufficialmente la corsa al suo successore, mentre il presidente del Senato Piero Grasso – che si è appena spostato da Palazzo Madama a Palazzo Giustiniani, che diventa sede della presidenza – svolgerà per il tempo necessario le funzioni di capo dello Stato. Matteo Renzi, intanto, stringe i tempi sulla successione. “Ragionevolmente a fine mese – dice a margine della presentazione di un libro – avremo il prossimo presidente della Repubblica”. E avverte, dopo quanto accaduto prima della rielezione di Napolitano, questa volta “non possiamo fallire“. Renzi ribadisce di non voler parlare di nomi ma di un profilo. “E’ ridicolo per le istituzioni discutere sui nomi. Dobbiamo discutere il profilo di un grande arbitro che aiuti il Paese a crescere. Il prossimo presidente deve avere le caratteristiche costituzionali che chiamano i gruppi dirigenti di tutti i partiti a una scelta di grande responsabilità”

Il premier ha salutato Napolitano twittando #GraziePresidente.

Il Papa ha espresso a Napolitano “sincera stima e vivo apprezzamento per il suo generoso ed esemplare servizio alla Nazione italiana”, svolto “con autorevolezza, fedeltà e instancabile dedizione al bene comune”

 

Dal Movimento cinque stelle arriva la richiesta di rinunciare alla carica di senatore a vita che spetta agli ex presidenti. Giorgio Napolitano, “uno dei peggiori presidenti della Repubblica”, rinunci alla carica di senatore a vita: così, in una nota congiunta, i capigruppo M5S di Camera e Senato, Andrea Cecconi e Alberto Airola.

Questa mattina al palazzo del Quirinale è stata ammainata la bandiera del presidente della Repubblica.

Il Pd ha riunito la segreteria e, al termine, la vicesegretaria del partito, Debora Serracchiani, ha fatto sapere che i Dem faranno incontri con tutte le forze politiche in vista dell’elezione del successore di Napolitano e ha confermato che si punta al quarto scrutinio per la fumata bianca.

Il presidente della Bce, Mario Draghi, citato a più riprese nel toto-nomi del Colle è tornato a chiamarsi fuori dalla partita. “È un grande onore naturalmente per me essere preso in considerazione – ha detto in una intervista alla Zeit – ma non è il mio lavoro“.

Napolitano e il ‘ritorno a casa’

Certo che sono contento di tornare a casa!“. C’è un che di liberatorio in questa ammissione che Giorgio Napolitano ha consegnato ieri con franchezza ad una bambina che a piazza del Quirinale con candore gli chiede se non gli dispiacesse un po’ lasciare un così bel palazzo. Il presidente della Repubblica uscente non ha mai nascosto il peso dell’età e le difficoltà crescenti a portare avanti i “gravosi” compiti richiesti dalla guida del Quirinale e spiega con semplicità che al palazzo dei papi “sì, si sta bene, e’ tutto molto bello ma si sta troppo chiusi, si esce poco”. “Quasi una prigione”, aggiunge forse pensando alla sua amatissima casa al rione Monti dove rientrerà finalmente oggi dopo quasi nove anni passati al Colle. E a Monti (pochi passi dal Quirinale) sarà festa per il rientro del vicino illustre.

E’ stato il presidente delle riforme a tutti i costi, elegante e “pignolo”, come egli stesso ha confermato. Attento ad ogni dettaglio, lavoratore instancabile, profondo conoscitore della vita parlamentare e delle dinamiche politiche dell’intera storia repubblicana, Giorgio Napolitano domani firmerà di suo pugno le dimissioni che poi viaggeranno, portate personalmente dal segretario generale Donato Marra (per nove anni l’ombra del presidente), tra il Senato, la Camera e palazzo Chigi. E il suo ultimo messaggio agli italiani non poteva che essere nel solco del suo granitico “credo”: unità del paese e riforme. Gli italiani, ha ripetuto stamattina, siano “sereni” per il futuro e soprattutto “molto consapevoli della necessita’, pur nella liberta’ di discussione politica e di dialettica parlamentare, della necessita’ di un Paese che sappia ritrovare, di fronte alle questioni decisive e nei momenti piu’ critici, la sua fondamentale unita’”.

[ANSA]

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