Incredulità e shock ad Agrigento per la morte della Prof. Wilma Greco

E’ stata venerdi sera all’inaugurazione del teatro dell’Efebo al giardino botanico e sabato sera alla 14esima edizione del premio Montalbano alla casa natale di Pirandello. Chi l’ha vista parla del suo solito modo gentile, garbato, affettuoso e sorridente di approccio. Ieri, invece, è arrivata la notizia della sua improvvisa morte. Con molta incredulità, shock e smarrimento è stata accolta la notizia . Nessuno mai avrebbe minimamente pensato che la Prof. Wilma Greco stesse per lasciare questo mondo. Probabilmente un malore improvviso!

A piangere è oggi la scuola agrigentina. Una sua illustre figlia, purtroppo, ci ha lasciati prematuramente. Wilma Greco, docente di lingua inglese in servizio presso la sede carceraria, conosciutissima e stimata donna dalle brillanti doti umane e dalla indiscussa professionalità.

STUDIO 98 si stringe attorno al dolore delle sorelle Teresa e Rosellina.

Pubblichiamo di seguito un racconto di Wilma Greco, tratto da “La bic nera” che si è classificato al primo posto alla quinta edizione del concorso “Raccontami, o Musa” (2021)

«Perché in carcere?» me l’hai chiesto più volte.

Perché tra queste quattro pareti, ferite da una porta di ferro e grate alla finestra, muri umidi e spogli, vestiti solo dei vostri disegni scoloriti, odoranti di muffa, cibo stantio e umanità?

Difficile da spiegare.

In ognuna di voi rivedo di me stessa una linea d’ombra, o di luce che poi è la stessa cosa. Dipende da dove si guarda.

Sono come voi, l’ho già detto, nella vulnerabilità; ma non sono come voi; ognuna è un universo, nella sua irripetibile individualità e nella molteplicità di esperienze che hanno segnato la nostra esistenza.

Sai cosa mi differenzia da voi? Io ho già attraversato la terra di nessuno: quel luogo terzo diverso dalla partenza e dalla meta, quello che ci fa mancare il fiato, tremare la terra sotto i piedi.

A tutti, credo, capita di attraversarlo, a volte inconsapevolmente, altre volte con impegno di energie.

È forse questo il motivo per cui ho deciso di lavorare in un luogo di frontiera? Per accompagnarvi sulla soglia di un’altra voi?

Per trovare bellezza laddove nessuno immagina che possa esistere? Infaticabile cercatrice di ciò che sembra perduto.

O piuttosto è un mezzo per dare un senso alla mia anima fragile?

Può essere! Può essere che davvero alcune scelte nascondano questa ricerca di senso e non escludo che nel mio voler stare nel cerchio con voi sia sospeso il filo per giungere a me stessa, a quella bambina, poi giovane donna, che non si è mai amata abbastanza.

Riprendo a scorrere la tua lettera:

“Con il passare del tempo conoscerla è stato un regalo per tutte noi: lei così solare e allegra, con quella capacità di ridere o piangere con noi; di guardarci dentro e farci sentire dure come il pane di ieri e delicate come un plumcake appena sfornato…e soprattutto importanti per qualcuno”.

Eccola, la bellezza. E non solo quella.

Nel cerchio cedono i confini, si insegna e si impara. Tu mi hai insegnato che la lotta fa parte della vita. La scelta non è tra accettarla o meno: la scelta è tra crollare, o andare sino in fondo per poi risalire e potere di nuovo sognare; andare avanti senza inaridire, facendo appello a risorse intime che attendevano solo di essere partorite.

Tolgo il tappo della mia bic nera, che ormai nessuno più mi soffia da sotto il naso, e comincio a scrivere anch’io.

Wilma Greco

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