MAFIA – “Vultur” e “Opuntia” news

Rispondono solo in due al Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Agrigento, Alfonso Malato che ha interrogato, per rogatoria, tutti gli indagati dell’inchiesta antimafia “Vultur” che  ha portato alla cattura di cinque persone accusate di far parte di Cosa nostra. Il primo a rispondere al Gip, Malato, è stato Vincenzo Meli, figlo di “u puparu”, Rosario. Assistito dall’avvocato Giuseppe Barba, l’uomo ha respinto ogni accusa spiegando di non far parte ad alcuna associazione criminale e men che meno di aver compiuto estorsioni ai danni di una ditta che si occupa di onoranze funebri. Al contrario, ha specificato, “la gente si è sempre rivolta all’agenzia di mio fratello perché svolge meglio il lavoro. Gli altri, i concorrenti, non ci sanno fare”. Angelo Prato di Camastra, difeso dall’avvocato Daniele Re, è stato il secondo ed ultimo degli indagati a rispondere, negando ogni responsabilità ed affermando che: “Conosco i Meli solo perché il paese è piccolo, ma non ho rapporti con loro”.  Scena muta, invece ad opera di Rosario Meli, Calogero Di Caro, e Calogero Piombo .

Nell’ ambito dell’ inchiesta cosiddetta “Opuntia” con 8 arresti tra cui il medico di base Pellegrino Scirica, 61 anni, di Menfi, il cui studio medico sarebbe stato a disposizione per le riunioni mafiose, è stato carcerato nel 1996 perché sorpreso in possesso di armi e munizioni. E gli investigatori sospettano che Scirica abbia nascosto e nasconda ancora l’arsenale di Leo Sutera, il boss di Sambuca di Sicilia. Bucceri e Scirica sono guardinghi perché preoccupati da controlli e appostamenti. I due sono intercettati, nel febbraio 2015, nello studio medico di Scirica, e Bucceri, alludendo a indagini che si credono in corso, si rivolge così a Scirica : “I droni ci sono stati… c’è il casino. Non si scherza”. E il medico Scirica ha scoperto una microspia sulla sua automobile, e dopo di ciò ha incontrato e dialogato fuori dallo studio medico, nel cortile antistante. Inoltre, tra le pagine dell’ inchiesta “Scacco matto” è emersa la presunta adesione di Pellegrino Scirica alla massoneria da una intercettazione tra Gino Guzzo, 57 anni, presunto capo della famiglia di Montevago e del mandamento del Belice, e Giuseppe La Rocca, 62 anni, anche lui di Montevago. La Rocca afferma di avere appreso che il “medico”, con problemi giudiziari, è parte della loggia massonica di Menfi, di cui sono componenti anche tante persone di diversa estrazione sociale comprese delle guardie carcerarie. E Guzzo, a proposito dei problemi giudiziari, risponde che la causa dei problemi giudiziari del medico è stata la detenzione di armi che gli ha affidato il professore Leo Sutera.

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