Operazione antimafia “Condor”: gli indagati fanno scena muta

Hanno preso il via questa mattina davanti al Gip del Tribunale di Palermo, Filippo Serio gli interrogatori delle persone arrestate nell’operazione antimafia “Condor”, che ha colpito i mandamenti mafiosi di Favara e Palma di Montechiaro. Dieci le persone raggiunte da misura cautelare: 5 in carcere, 4 ai domiciliari e una sottoposta all’obbligo di dimora. In collegamento, da remoto, in audio-video, sono stati interrogati Giuseppe Chiazza, 42 anni e l’operaio Baldo Carapezza, 27 anni, entrambi di Palma di Montechiaro, assistiti dagli avvocati Giuseppe Vinciguerra e Santo Lucia. I due detenuti sono rimasti in silenzio, ed hanno preferito avvalersi della facoltà di non rispondere.

Nell’ambito dell’inchiesta “Condor”, condotta sul campo dai carabinieri del Comando provinciale di Agrigento, in carcere sono finiti: oltre ai palmesi Chiazza e Carapezza, anche Nicola Ribisi, 42 anni di Palma di Montechiaro, Giuseppe Sicilia, 43 anni di Favara e Domenico Lombardo, 31 anni, di Favara. Ai domiciliari: Ignazio Sicilia, 48 anni di Favara fratello di Giuseppe; Salvatore Galvano, 52 anni di Agrigento; Francesco Centineo, 38 anni di Palermo e Giovanni Cibaldi, 35 anni di Licata. Obbligo di dimora per Luigi Montana, 40 anni di Ravanusa.

Le indagini dei carabinieri del nucleo Investigativo di Agrigento, coordinate dalla Dda, hanno fatto emergere la figura di Giuseppe Chiazza, ritenuto uomo di fiducia di Nicola Ribisi. E’ il 7 settembre del 2020 quando Nicola Ribisi viene informato che “Giuseppe Chiazza stava svolgendo – secondo quanto si legge dalle pagine dell’ordinanza del gip Filippo Serio -, all’interno dell’impianto di pesatura dell’uva a Camastra, una (non autorizzata), attività estorsiva consistente nell’imporre ai danni dei camionisti il pagamento di una somma sui prodotti trasportati (un centesimo al chilo)”. “…Si sta prendendo un centesimo al chilo … un centesimo al chilo”.

Chiazza non sarebbe stato autorizzato ad imporre tale estorsione….”con me non ha niente che fare .. fa munnizza … perché non era questo quello che doveva fare lui .. lui doveva fare un altro lavoro e invece sta facendo munnizza .. e fai conto che lo arrestano”.

L’otto luglio del 2021, le cimici registrano un dialogo in cui Chiazza si lamentava del comportamento di chi aveva diffuso la notizia della ‘messa a posto’ imposta ai camionisti, notizia arrivata all’attenzione delle forze dell’ordine. ‘Ha impestato un paese…fino a che lo sono venuti a sapere gli sbirri”. Chiazza rendeva una vera confessione ammettendo che nessuno sapeva delle ‘messe a posto’ e aggiungendo che le somme riscosse erano destinate al mantenimento dei detenuti: “Non lo sapeva nessuno del centesimo al chilo, del centesimo al chilo, che solo i calabresi mi davano perché lo sapevano e lasciavano i soldi per i detenuti”.

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