SANTA CROCE CAMERINA – Veronica è una “lucidissima assassina”

Veronica Panarello, ha “una capacità elaborativa di una pronta strategia manipolatoria” e una “insospettabile tenuta psicologica” che supportano “il giudizio di elevatissima capacità criminale”. Il Tribunale del riesame ha depositato le motivazioni sulla conferma dell’arresto della donna per l’omicidio del figlio Loris, avvenuto lo scorso 29 novembre a Santa Croce Camerina. 

Per il presidente estensore della quinta sezione del collegio, Maria Grazia Vagliasindi, Veronica Panarello, “con agghiacciante indifferenza, ha agito da lucidissima assassina manifestando una pronta reazione al delitto di cui si è resa responsabile” con la “volontà di organizzare l’apparente rapimento del figlio Loris”.

Nelle 109 pagine del provvedimento, si parla anche di una “sconcertante glacialità nell’ordire la simulazione di un rapimento a scopo sessuale”, una “impressionante determinazione nel liberarsi del cadavere del figlio, scaraventandolo nel canalone” per “lucidamente occultare le prove del crimine”.

Il magistrati del Riesame smontanto anche la tesi secondo cui Veronica non sarebbe in grado di inquinare ulteriori prove nel caso in cui fosse rimessa in liberta. “È evidente il rischio diinquinamento probatorio per la necessità di preservare leindagini dal concreto rischio di contaminazione di cui l’indagata potrebbe rendersi artefice”. La decisione di lasciare Veronica in carcere è stata presa lo scorso 3 gennaio.
Per Veronica Panarello “sussiste il rischio di recidivanza” perché ha dimostrato un'”odiosissima crudeltà e assenza di pietà” nel delitto con “una totale incapacità di controllo della furia omicidiaria”.

“L’evidenza delle immagini nitide,  che più volte sono state visionate dal collegio, conclama il  mendacio della Panarello”. Secondo i giudici, “la ricostruzione accusatoria è  ulteriormente confermata dal fatto oggettivo che Loris, a  scuola, la mattina del 29 non arriva mai e dal dato narrativo,  inedito nelle primissime dichiarazioni di giorno 29, relativo  all’illogico rientro a casa della donna per sbrigare faccende  domestiche nonostante l’appuntamento al castello di Donnafugata  fissato per le 09.30”.

Per il Tribunale, “l’indagata descrive  percorsi illogici” e “mente spudoratamente per accreditare una  normale quotidianità sconfessata dalle sue artificiose  ricostruzioni”. E, si legge nelle motivazioni, “tutte le  versioni della Panarello sono dense, così come rettamente  dedotto dall’accusa, di incongruenze, menzogne e ricordi  postumi”. Anche sulle fascette consegnate alla maestre due  giorni dopo il delitto, che sarebbero compatibili con quelle  utilizzate per strangolare Loris: i giudici scrivono che  “l’iniziativa è da ritenersi dolosamente preordinata a liberarsi  del macigno accusatorio della disponibilità del reperto”.

Il quadro che viene fuori è quello di una donna violenta e instabile, così come si legge nelle pagine della motivazione. “L’indagata ha agito in preda a uno stato passionale momentaneo di rabbia incontenibile per il fallimento del piano mattutino che evidentemente quel giorno non prevedeva l’ingombrante presenza del suo primogenito”. Il delitto è “verosimilmente propiziato da una circostanza occasionale, la discussione con Loris che, quella mattina, sconvolgendo i piani di Veronica Panarello vuole rimanere con la mamma, incuriosito dal suo look esteticamente curato” per andare a un corso di cucina a Donnafugata.

L’assenza di prove sicure porta il Tribunale a ritenere che la donna “esasperata per il comportamento del figlio sia rientrata in casa per controllarlo e, in preda a un’incontenibile impulsiva furia aggressiva, abbia soppresso il bambino”, stringendogli al collo un cappio con le fascette che aveva a portata di mano e poi “legandogli i polsi nell’immediatezza del soffocamento, verosimilmente per simulare un omicidio a sfondo sessuale con sevizie, ad opere di un estraneo”.

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