Tv private dal danno alla beffa «Sicilia, ingiustizia da sanare»

Un’ulteriore dimostrazione di un sistema “dopato” da scelte scellerate e gravi omissioni. E così, mentre l’indagine di Guardia di finanza e Procura di Ragusa (otto emittenti denunciate per truffa aggravata e falso ideologico in atto pubblico nel bando per le frequenze del digitale terrestre) potrebbe estendersi a macchia d’olio in tutta la Sicilia, il settore televisivo isolano s’interroga su una crisi irreversibile.
In tutto 110 aziende singole, confluite in 66 raggruppamenti dopo la “selezione darwiniana” del passaggio al digitale terrestre.
Un calo drastico di introiti pubblicitari, decine di milioni di euro investiti nello switch off senza che alle aziende fosse riconosciuto un contributo per l’innovazione tecnologica – la Sicilia è l’unica regione d’Italia a non aver utilizzato i fondi europei ad hoc – e sul campo decine di vertenze con pesantissime ripercussioni sull’occupazione.
Non vuole entrare sul merito della vicenda giudiziaria, il presidente del Corecom (Comitato regionale per le comunicazioni) della Sicilia, Ciro Di Vuolo. «Ma, in veste assolutamente tecnica – afferma – devo ribadire la pesante ingiustizia che hanno subito e che stanno continuando a subire leemittenti siciliane, le uniche su tutto il territorio nazionale non destinatarie di bandi per contributi per il passaggio al digitale terrestre».La Sicilia raggruppa quasi 1/5 del totale delle emittenti private italiane, «ma il mercato, in un momento in cui le imprese hanno dovuto sostenere investimenti non indifferenti, è stato condizionato da una disparità di trattamento per le tv siciliane, come ho avuto modo di ribadire in una recente audizione all’Ars». In Lazio e Lombardia, ad esempio, le Regioni hanno messo a disposizione 20 milioni di euro per ognuno dei bandi. Di Vuolo, che ha incontrato i rappresentanti di categoria (Frt e Aeranti-Corallo) è «perfettamente consapevole di quali siano i gravissimi problemi che stanno vivendo tanti imprenditori onesti della piccola editoria siciliana» e ha accolto con favore l’ipotesi di un ddl di cui s’è discusso in commissione Attività produttive all’Ars, che sarebbe «un giusto riconoscimento alla sana imprenditoria siciliana, riequilibrando un’ingiusta disparità di trattamento rispetto al resto del panorama nazionale».
E proprio dal presidente della III commissione, il deputato regionale Bruno Marziano (Pd) arriva laconferma dell’urgenza di un intervento complessivo: «Questi ultimi fatti segnalati nel Ragusano – afferma Marziano – dimostrano come sia ormai irrinunciabile e non più
rinviabile una legge sul sistema dell’emittenza locale privata in Sicilia. In terza commissione ci siamo già detti disponibili a elaborare un testo, sentendo prima le parti in causa, a partire da editori e giornalisti». Anche dal sindacato dei giornalisti arriva una chiara presa di posizione: «L’indagine del Ragusano conferma quanto l’Associazione siciliana della stampa sostiene da tempo in merito al settore dell’emittenza televisiva privata in Sicilia ». L’Assostampa siciliana ha predisposto «un accurato dossier già presentato da tempo alla Commissione nazionale antimafia, al Corecom e al Nucleo dei carabinieri per la tutela del lavoro di Palermo». Un quadro che «vede ormai troppe emittenti che non riuscendo a confrontarsi con un mercato pubblicitario sempre più asfittico non trovano di meglio che scaricare sui
dipendenti i problemi della crisi con stipendi, spesso letteralmente da fame, sempre più rarefatti e versamenti contributivi visti come autentici “optional”». Comportamenti, che «oltre a costituire gravi violazioni delle leggi, anche in materia penale – aggiunge l’Assostampa – diventano un modello che diverse televisioni assumono pur di restare su un mercato che, obiettivamente, tende ormai con forza a espellere le aziende più deboli. Il sindacato chiede «con forza a ogni organismo deputato per legge di eseguire controlli sempre più severi e, se il caso, intervenire nei confronti di chi continua la propria attività nel settore televisivo in sprezzo di ogni legge e norma ». Al presidente della Regione – secondo l’Assostampa – «invece, spetta un intervento ormai ineludibile per varare una legge quadro che sostenga l’intero settore in crisi e garantisca realmente l’occupazione».

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