Assolto il poliziotto accusato di essere una «talpa» del clan di Messina Denaro

È «più che verosimile» che l’imputato sia entrato nel «sistema informatico Sdiweb per il disbrigo di una pratica lavorativa per la quale era autorizzato, e non già per questioni personali o estranee alle sue funzioni». Lo scrive la Corte d’Appello di Milano nelle motivazioni della sentenza con cui ha assolto, il primo dicembre scorso, da tutte le accuse, in particolare l’accesso abusivo a sistema informatico, con la formula «perché il fatto non sussiste», Tommaso Saladino, ispettore della polizia di Stato che era in servizio presso il commissariato Comasina, nel capoluogo lombardo.
Il poliziotto era stato condannato a 3 anni e 9 mesi in primo grado ed era accusato di essere stato la presunta «talpa» di narcotrafficanti arrestati nel 2019 in un’inchiesta siciliana e che agivano, stando alle ricostruzioni, sotto l’egida di Cosa Nostra e all’ombra di quello che all’epoca era ancora il super latitante Matteo Messina Denaro, ora in carcere.

È «più che verosimile» che l’imputato sia entrato nel «sistema informatico Sdiweb per il disbrigo di una pratica lavorativa per la quale era autorizzato, e non già per questioni personali o estranee alle sue funzioni». Lo scrive la Corte d’Appello di Milano nelle motivazioni della sentenza con cui ha assolto, il primo dicembre scorso, da tutte le accuse, in particolare l’accesso abusivo a sistema informatico, con la formula «perché il fatto non sussiste», Tommaso Saladino, ispettore della polizia di Stato che era in servizio presso il commissariato Comasina, nel capoluogo lombardo.
Il poliziotto era stato condannato a 3 anni e 9 mesi in primo grado ed era accusato di essere stato la presunta «talpa» di narcotrafficanti arrestati nel 2019 in un’inchiesta siciliana e che agivano, stando alle ricostruzioni, sotto l’egida di Cosa Nostra e all’ombra di quello che all’epoca era ancora il super latitante Matteo Messina Denaro, ora in carcere.

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