Falcone e Borsellino 20 anni dopo “Giovani scendete in campo”

“Quello di oggi è un anniversario speciale perché dopo venti anni possiamo riflettere sulla lotta alla mafia con più serenità. Ma la barbara aggressione alla scuola di Brindisi e tutto ciò che sta accadendo in Italia rendono prezioso il richiamo all’insegnamento e all’esempio dei due magistrati uccisi”. C’è anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, alla commemorazione di Palermo per Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, a vent’anni dalla strage di Capaci.

Il capo dello Stato interviene nell’aula bunker del carcere Ucciardone per la premiazione degli istituti scolastici che hanno lavorato per tenere vivo il ricordo dei magistrati. “La mafia e la criminalità, che tante vittime hanno mietuto tra le forze dell’ordine e nella società civile, rimangono ancora oggi un problema grave per la democrazia italiana – dice il presidente -. Dobbiamo noi tutti proseguire sulla strada segnata da Falcone e Borsellino perché se quelle stragi segnarono il culmine dell’attacco frontale allo Stato e se gli attentati del ’93 e il loro torbido sfondo si esaurirono in se stessi, la mafia e la criminalità organizzata hanno saputo riciclarsi”.

Napolitano manifesta preoccupazione “per la persistente gravità della pressione e della minaccia mafiosa, non la sottovalutiamo, ma ci sentiamo ben più forti che in quei tragici momenti del 1992. Siamo ben più forti che in quei tragici momenti del ’92 per la crescente mobilitazione di coscienze e di energie che si è venuta realizzando nel nome di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino”.

Secondo il capo dello Stato “la ‘ndrangheta ha ottenuto posizioni di potere nel tessuto economico e sociale grazie alla compenetrazione tra criminalità e attività economica. E’ un nodo soffocante per ogni azione di sviluppo nel Mezzogiorno in un contesto di disoccupazione disperata. E’ un circolo vizioso che rischia di strozzare il Sud, proprio quando l’Italia ha bisogno di queste regioni per sostenere lo sviluppo nazionale. La lotta alla mafia è dunque ancora oggi una priorità, lo avevano ben chiaro Falcone e Borsellino”.

Napolitano cita Falcone: “Non si possono eludere problemi di riflessione interni alla magistratura ‘addossando al potere politico tutte le responsabilità della crisi della giustizia’ e soprattutto la magistratura deve rimanere distante dalle posizioni di partito”. Il capo dello Stato richiama la magistratura all’esempio fondato “anzitutto sulla fedeltà alla Costituzione, come robusta e responsabile capacità di porsi al servizio del cittadino, al di fuori di una irreale pretesa di onniscienza”. Per il presidente, infatti, “l’autonomia e l’indipendenza che a Falcone erano care, si esprimevano nella sua libertà di giudizio e nel rispetto per le istituzioni, in una inequivoca distanza da posizioni di partito”.

Napolitano chiede subito la verità sulla morte di Melissa: “Un sollecito e serio approfondimento delle indagini di Brindisi ci daranno una risposta concreta. Se la criminalità ha osato di stroncare la vita di Melissa e lo ha fatto in quella scuola dal valore fortemente simbolico perché porta il nome di Francesca Morvillo Falcone, la pagherà. Se hanno pensato di sfidare questa stessa commemorazione, stanno già avendo la vibrante prova di aver miseramente fallito”.

Il ricordo e l’esempio dei due gudici trucidati dalla mafia è ancora vivo. “Borsellino fu limpido e leale sempre nell’amicizia con Falcone, fino ad affrontare il calvario di quei 57 giorni che lo hanno separato dalla sua morte. Falcone e Borsellino, ci hanno lasciato un insegnamento ineguagliabile, quello del rispetto per lo Stato e il lavoro di quel pool hanno lasciato al Paese tante innovazioni sul piano legislativo, ordinamentale, sul piano della proiezione internazionale”.

Napolitano ricorda quando nel 1997 a Washinghton visitò la sede dell’Fbi nel nome di Falcone. “Altamente innovativo fu per Falcone il concetto di professionalità del magistrato, inteso nella fedeltà alla costituzione e distante da posizioni di partito. Quei giudici, infatti, continuarono a vivere come forzati senza rimpiagere nulla, un’altra lezione che resta per chi voglia ispirasi a Falcone e Borsellino. Il risultato maggiore raggiunto dal maxi processo è stato quello di togliere alla mafia quell’aurea di impunibilità. Falcone analizzò le storiche debolezze dello Stato nella lotta alla criminalità”.

Infine l’appello accorato ai giovani e alla politica: “L’attacco criminale delle stragi del ’92 coincise allora con la crisi della politica e del Paese, ma si riusci a varare la legge elettorale del ’93 e a gettare le basi di una una nuova riforma democratica – ricorda Napolitano -. Una nuova riforma elettorale è diventata oggi indispensabile per ridare slancio al sistema politica e istituzionale”. E alla platea di studenti dell’aula bunker che il Capo dello Stato si rivolge: “Scendete in campo al più presto per rinnovare la politica nel segno della trasparenza, l’Italia ve ne sarà grata”.

FONTE: LASICILIAWEB.IT

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