La relazione sulle cosche dalla Commissione regionale Antimafia

Una mafia capace di infiltrarsi sempre più nell’economia legale e in grado di stringere alleanze per competere con le organizzazioni criminali straniere, complice un calo generale della tensione antimafia nell’opinione pubblica e una scarsa incidenza delle associazioni anti-racket che ha permesso negli ultimi anni nuove forme di raccolta del pizzo.

Ė uno dei tratti salienti emersi dalla prima mappatura della commissione regionale Antimafia in Sicilia, presieduta da Antonello Cracolici, che ha ricostruito lo stato attuale di Cosa nostra.

Sentiti 302 amministratori locali dei 391 comuni dell’Isola. La relazione è stata presentata in conferenza stampa a Palazzo dei Normanni.
Nove gli incontri svolti nelle sedi prefettizie dell’Isola, eccezion fatta per i comuni di Favara, Acate e Castelvetrano, scelti per un peculiare tratto criminale, o, come nel caso di Castelvetrano, perché all’indomani della cattura del boss latitante Matteo Messina Denaro. Nel corso degli incontri con i prefetti sono stati sentiti dalla commissione antimafia: 19 procuratori capo, 4 procuratori antimafia, i questori, i comandanti provinciali della guardia di finanza e dei carabinieri, nonché i vertici provinciali delle direzioni investigative antimafia.
E’ emersa una recrudescenza del fenomeno estorsivo, sia connessa a una minore capacità del sistema imprenditoriale siciliano di reagire, sia in termini di denunce che in termini di reazione, con numerosi casi in cui, al contrario, è l’imprenditore o il commerciante a cercare, di sua sponte, la protezione dei clan per la cosiddetta “messa a posto”. A questo dato si affianca un preoccupante sfilacciamento del tessuto sociale che, invece, sull’onda emotiva successiva alle stragi di mafia, si era schierato contro lo strapotere delle mafie. Una caduta della tensione che si è tradotta in un sentimento di indifferenza che ha determinato l’assenza di associazioni antiracket in alcune province siciliane o la loro cancellazione per inattività.
Una preoccupazione espressa dai sindaci è stata quella per l’aumento dello spaccio di droga nei loro comuni.

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