Matteo Messina Denaro, rinchiuso nel carcere de L’Aquila: chiesto regime carcere duro 

Matteo Messina Denaro, dopo l’arresto a Palermo da parte dei carabinieri del Ros, è stato trasferito a Pescara con un volo militare. Il super boss è stato poi trasportato e rinchiuso nel carcere de L’Aquila. L’istituto penitenziario, infatti, accoglie detenuti in regime di 41 bis, il cosiddetto carcere duro, già chiesto per il detenuto. Inoltre, considerando la malattia di Messina Denaro, nell’ospedale del capoluogo c’è un buon centro oncologico.

Già poche ore dopo l’arresto la Procura di Palermo ha chiesto per il capomafia l’applicazione del regime di carcere duro e l’istanza è stata inviata al ministero della Giustizia. Il provvedimento del pm porta la firma del procuratore Maurizio de Lucia e dell’aggiunto Paolo Guido. Il boss ha nominato come sua legale la nipote Lorenza Guttadauro, che è nipote anche del capomafia palermitano Giuseppe Guttadauro. Come riporta il quotidiano abruzzese “Il Centro”, l’aereo militare con a bordo il boss mafioso è atterrato a Pescara attorno alle 22 di lunedì. Scortato da numerose pattuglie dei carabinieri, è stato portato nella notte a L’Aquila.

Nel super carcere de L’Aquila sono stati ospitati detenuti “eccellenti” condannati per reati di mafia, come Leoluca Bagarella – sta scontando l’ergastolo per strage -, Raffaele Cutolo della nuova camorra organizzata, Francesco Schiavone detto Sandokan (esponente dei Casalesi), esponenti del clan siciliano dei Madonia e, in ultimo, Felice Maniero della cosiddetta Mala del Brenta, detto “faccia d’angelo”, a L’Aquila in regime di semilibertà. A L’Aquila ha fatto tappa in alcune occasioni anche Totò Riina.

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