TRATTATIVA STATO- MAFIA Il pentito Giuffrè:”Riina fu venduto per togliere il carcere duro ai boss”

“Nel ’91 partecipai alla famosa riunione della resa dei conti di Cosa nostra dove si decise l’eliminazione dei politici ritenuti inaffidabili, come Lima, i Salvo, Mannino, Vizzini e Ando’, e i magistrati ostili come Falcone e Borsellino”. A raccontare della dichiarazione di guerra pronunciata dal boss Toto’ Riina in una drammatica riunione della Commissione e’ il pentito Nino Giuffre’ che sta deponendo al processo sulla trattativa Stato-mafia. . Giuffrè racconta gli anni in cui i corleonesi di Totò Riina hanno deciso di sfidare lo Stato, incontrando prima il consenso e poi la dissociazione,sempre più evidente, di “Binnu”. Che mandò, col consenso di Totò Riina, il suo amico Vito Ciancimino “ in missione “ esplorativa e operativa dai Carabinieri del Ros. Lo stesso Riina poi venne arrestato, venduto proprio da Provengano, conquistato dalla filosofia della sommersione e del “calati juncu ca passa la china”. Riina fu “comprato” da pezzi dello Stato- Per stringere accordi, alleggerire le condizio9ni carcerarie, ritoccare la legge sui pentiti, in senso favorevole a capi e picciotti.

“In Cosa nostra ci adoperammo tutti per dare una mano a Forza Italia, la forza politica che allora stava nascendo”. Lo ha dichiarato, sempre, il pentito Nino Giuffrè, aggiungendo che Provenzano avrebbe detto con Fi “siamo in buone mani”. Il collaboratore di giustizia ha indicato nell’ex senatore Marcello Dell’Utri il tramite tra la mafia e Silvio Berlusconi. “Dell’Utri – ha aggiunto – era in contatto con Brancaccio e coi fratelli Graviano”.

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