SCIACCA – Dopo le trasfusioni per la talassemia contraggono l’epatite C

Ammalarsi nel luogo nel quale ci si sarebbe dovuti curare, o, almeno, dove si sarebbe dovuto ricevere supporto e accoglienza. È accaduto a tre malati di talassemia, che oggi si trovano a dovere fare i conti con una infezione da virus dell’epatite C, contratto – non si sa ancora bene come – dopo essersi sottoposti a trasfusioni all’ospedale “Giovanni Paolo II” di Sciacca, in provincia di Agrigento. A rilevarlo sono stati i controlli periodici ai quali i malati di anemia mediterranea si sottopongono presso la stessa struttura sanitaria. Verifiche necessarie per eliminare il rischio proprio della diffusione di patologie legate al sangue e tutelare malati e operatori sanitari. L’allarme scatta ad inizio di ottobre, ma della vicenda l’azienda viene incaricata solo a fine di quel mese, cercando ancora oggi di fare piena chiarezza sull’accaduto. I primi elementi, comunque, ci sono: dietro non vi sarebbe uno scandalo connesso a forniture di sangue non in regola. «Sarebbe improprio parlare di sangue infetto – precisano dalla direzione sanitaria – ci sono stati dei casi di infezione, o segnali di infezione di virus di Epatite C. su questa vicenda, ancora tutta da chiarire stanno lavorando i Nas, che nelle scorse settimane hanno fatto visita al “Giovanni Paolo II”, acquisendo documentazione e partecipando anche ad alcune riunioni tecniche. Ai malati, ai quali l’epatite C è stata comunque riscontrata in una fase iniziale, l’assessorato regionale garantirà le cure necessarie per curare l’infezione. Il loro recupero, fortunatamente, è dato per certo e completo entro poco tempo

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