MAFIA – Cattolica Eraclea, sorveglianza speciale e confisca beni per Mormina

I giudici della prima sezione penale del tribunale di Agrigento hanno disposto la sorveglianza speciale di pubblica sicurezza con obbligo di soggiorno per 3 anni nel Comune di residenza per Giuseppe Mormina di Cattolica Eraclea e la confisca di dei beni già oggetto di sequestro di prevenzione. I provvedimenti sono stati notificati dalla divisione Anticrimine della Questura di Agrigento e dai carabinieri della locale stazione. Secondo la ricostruzione della Questura “si è accertata la pericolosità sociale qualificata del soggetto in quanto legato ad esponenti di spicco di Cosa Nostra, fra cui il padre appartenente alla famiglia mafiosa di Cattolica Eraclea”.

Nel febbraio del 2018  il provvedimento di sequestro emesso dalla sezione Misure di prevenzione del tribunale di Agrigento  ed eseguito dalla Guardia di finanza riguardava 7 immobili residenziali, un complesso aziendale operante nel settore agricolo e 22 terreni situati nel Comune di Cattolica Eraclea, nonché conti correnti e di deposito per un valore complessivo di 752.377,05 euro.

Giuseppe Mormina (detto “Ciccu”), già condannato nel maxi processo Akragas,  figlio del boss Francesco Mormina, storico capo mafia cattolicese, secondo gli ivestigatori sarebbe stato “legato a personaggi criminali di calibro internazionale (dei quali il più noto è senza dubbio Nick Rizzuto, ucciso il 10 novembre 2010) e, come sottolineato dai giudici, individuato come il successore nel ruolo di capo della storica famiglia di Cattolica Eraclea.

Il Mormina – spiegarono in una nota delle fiamme gialle – risulta infatti legato da stretti rapporti con Domenico Terrasi (recentemente deceduto, ndr), altro elemento di spicco della consorteria mafiosa di Cattolica Eraclea, unitamente al quale è stato altresì testimone di nozze di tale Gaetano Amodeo, quest’ultimo arrestato in Canada (poi estradato in Italia dove è morto in carcere per una malattia) dopo una lunga latitanza per aver avuto un ruolo attivo in vari omicidi, tra i quali quello del maresciallo dei Carabinieri Giuliano Guazzelli. Lo spessore criminale del Mormina traspare poi in modo indubitabile dai rapporti intrattenuti con diversi esponenti del sodalizio criminale mafioso quali Antonino Messina, (già reggente della famiglia di Agrigento negli anni ’80), Emanuele Sedita, Simone Capizzi e Salvatore Di Ganci, rispettivamente capi delle famiglie di Ribera e di Sciacca, nonché della stessa famiglia Bonanno”.

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