AGRIGENTO – Il business delle prostitute tra i migranti.Ecco le strade a luci rosse in città

Da Palermo a Catania, da Trapani a Ragusa, in Sicilia la prostituzione è un fenomeno dilagante. A finire per strada, schiave di reti criminali che lucrano sullo sfruttamento sessuale, sono soprattutto minorenni, giovanissime, la maggior parte proveniente dalla Nigeria e dai Paesi dell’Est Europa. “Il numero delle minori e ragazze nigeriane arrivate in Italia potenzialmente ad alto rischio di sfruttamento è in continuo aumento”, spiega Save The Children.

Un graduale aumento confermato anche dai dati dell’Oim, l’Organizzazione intergovernativa in ambito migratorio: in Italia nel 2016 sono giunte 6.334 donne nigeriane, mentre nel 2015 erano state 5633, 1454 nel 2014 e 433 nel 2013. Un trend in aumento, che ha visto “un incremento del 300% degli arrivi di ragazze nigeriane nel nostro Paese tra il 2014 e il 2015”.

Dati scientifici non ne esistono, e fare delle statistiche, in questi casi, è impossibile. I flussi, le partenze, le fughe non permettono di dire con esattezza dove i migranti si fermino. Ma, dalla presenza nei centri di accoglienza, sembra plausibile che il 70 per cento delle nigeriane arrivate in Italia si siano fermate in Sicilia.

Secondo l’Ong,  la maggior parte di queste donne è destinata allo sfruttamento sessuale. “Da sole o sotto il controllo di fantomatici mariti, fidanzati, sorelle putative, o vere e proprie sfruttatrici, le cosiddette ‘madame’ – si legge nell’ultimo rapporto sulle vittime di tratta nell’ambito dei flussi migratori dell’Oim -, le migranti arrivano in gruppi sempre più cospicui confermando il sospetto che la via dell’immigrazione irregolare nel Mediterraneo è ora anche un’importante rotta del traffico di esseri umani”.

Ad aumentare sono soprattutto le adolescenti di età compresa tra i 15 e i 17 anni, con un numero crescente di bambine di 13 anni.

Secondo le testimonianze raccolte da Save the Children, “le ragazze vengono adescate nel circuito della tratta tramite conoscenti, vicini di casa, compagne di scuola o spesso anche sorelle maggiori già arrivate in Italia. Una volta reclutate, vengono costrette ad un giuramento tramite i riti voodoo, con cui si impegnano a restituire allo sfruttatore il proprio debito, che si aggira tra i 20.000 e i 50.000 euro. Spesso vengono costrette alla prostituzione già durante il viaggio che le porterà in Italia, mentre attraversano il Niger e durante la successiva sosta in Libia, e arrivano nel nostro Paese sotto il controllo dei trafficanti. Molte ragazze vengono dunque indotte alla prostituzione già nelle aree limitrofe ai centri di accoglienza e identificazione, oppure vengono trasferite dai trafficanti in Campania, per essere smistate e distribuite nelle principali città italiane”.

La Sicilia, terra di sbarchi, è dunque una rotta di passaggio, per molte il primo approdo per poi essere inviate verso altre città italiane o europee. “Soprattutto le ragazze nigeriane affrontano la traversata in mare che dalla Libia le porta in Sicilia, ma per molte di loro la nostra regione è solo una terra di passaggio – spiega Margherita Maniscalco, referente del Coordinamento anti-tratta del Ciss (Cooperazione Internazionale Sud Sud) -. Già, in Libia, dopo il trauma di essere state vendute dalla famiglia ai trafficanti, spesso subiscono le prime violenze. Si parla spesso di prostitute, mentre bisognerebbe chiamarle schiave, perché è quello che sono. Soffermarsi sull’aspetto umano e sulle sofferenze che sono costrette a subire”.

Vendute per essere schiavizzate come “merce” da vendere ai clienti del sesso a pagamento. E il fenomeno è sotto gli occhi di tutti, tanto da fare esplodere, in alcuni casi, le proteste di cittadini e residenti.

Ad Agrigento “invaso” non solo il centro storico ma anche via Callicratide, via Acrone, la zona del campo sportivo, i mini appartamenti di San Leone, così come contrada Serraferlicchio, a ridosso della motorizzazione. E poi: piazza Marconi, via Nicone, via Damareta, via Gallo, via Boccerie.

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